Uomo delle Dolomiti
© 2024 Tofisch & Partner Questo giovanotto è un’ avventurista di purosangue. Va in mountainbike su i più alti passi del Himalaja, scala nella Kamtschatka Russa sui tetti dei vulcani che fumano o attraversa con il suo Fully il deserto della Mongolia. A 29 anni di età la guida alpina e biker appassionato Tobias Fischnaller, detto in breve Tofisch, ha già di più timbri nel passaporto come tanti diplomati vecchi. Si potrebbe credere quando si ha chiesto Fischnaller dai trails davanti alla sua porta di casa, sarebbe così come si chiedesse Michael Schuhmacher, a trovare la nuova deviazione di Kerpens. Ti spagli, caro mio! Dai “suoi” monti l’Alto Atesino/der Südtiroler non lascia parlare male, anzi, le Dolomiti parte nord-ovest tra la Val Pusteria e Cortina sono oltre ogni misura.
“Questo paesaggio scurrile di massicci di roccia gigantesche con le pareti pendenti e con gli altopiani giganteschi è unico e tutte le volte di nuovo è emozionato ed entusiasta “Tofisch”.
È vero! Soprattutto se si scopre il paesaggio bellissimo con la bike. Una fitta rete di vie forestali, trails su sentieri e stradine militari rendono accessibile quasi ogni angolo della montagna. “Di questo”, così il Local, “sono le Dolomiti per me un’eldorado per escursioni di tipo extraclasse”.
Tofisch sa, di che parla. In fin dei conti il Local si guadagna di questo i soldini per le sue spedizioni come Bike-Guide – Alpencross in genere, Dolomitencross in particolare. Press’a poco alla fine di una stagione stanno sul suo Tacho-Display duecentomila di metri d’altezza fatti. Ma neanche questo pensum non basta per conoscere tutte le vie e trails tra i monti giganteschi, che si formarono ca. 200 milioni anni fa da banchi corallini nel mare Thetys.
Che si estende fra le possibilità multiple e tra qualità d’itinerari già conosciuti. Cosi perdono i classici, come il giro-Fanes, anche fatto tante volte, nessun’attrattività. Tropo denso, tropo bello e variabile sono le impressioni durante l’andare in mountainbike in una delle valli più belle del mondo, a spuntare già dopo la prima volta. Già l’imbocco è simile ad una canyon: Pigiato tra pareti rocciose di mille metri d’altezza la strada serpeggia verso Pederü. Un’entree asfaltato. Da qui la pista diventa più accidentata, le montagne si accostano ancora più vicine. Ma esiste un passaggio stretto e già dopo poche tornanti i bikers corrono attraverso pascoli alpini, laghi chiarissimi e ruscelli gargarizzanti sull’altopiano di Fanes.
© 2024 Tofisch & Partner Non solo il paesaggio, anche l’infrastruttura su duemila metri d’altezza è perfetto: Sull’ altopiano di Fanes il rifugio Lavarella invita rettamente alla pasta ed al cappuccino – un power per le ultime tornanti per il passo Limo. Diventa almeno qui chiaro, quando si vede l’orizzonte pieno di montage che gli abitanti Ladini quasi per ogni cima, ogni malga ed ogni ruscello hanno inventato una saga. Qui sopra è bellissimo e fiabesco. Lo sport preferito di Tofisch è di gusto nelle vicinanze del rifugio Sennes. Alla fine della carreggiata verde, che come tante altre hanno l’origine nella prima guerra mondiale vicino alla fronte. Proprio allo spigolo dove la via bianca e ghiaiosa scivola via sotto le ruote come si sarebbe in un’ aeroplano in partenza, il Guide tira le leva dei freni è si ferma. “Da qui puoi vedere in tutto il circuito gia fatto, puoi lasciar passare in Revue nella mente tutta la tour, pieno di gioia anticipata, per l’ultimo Downhill verso Pederü.
Per novellini di bike inoltre questo tratto si rappresenta il più pericoloso. Solo quello che sulla stradina ghiaiosa e ripidissima ha dosato i freni in maniera sensibile ha una chance reale di arrivare con le ossa sano e salvo. Del resto il classico Fanes non contiene altri problemi di carattere tecnico, ma una buona condizione si deve ben avere. Tra l’altro alla fine della tour si conta nelle gambe ca. millecinquecento metri d’altezza fatte. Un deal fair per una gita indimenticabile in mountainbike nel parco naturale Fanes-Sennes-Braies.
© 2024 Tofisch & Partner Ma non solo nel circuito Fanes si infettano i biker con il viro delle Dolomiti. I così detti tour di prima conoscenza hanno in se già un altissimo potenziale di dipendenza. Di queste gite esistono abbastanza tanti nei d’intorno di San Vigilio di Marebbe, l’ideale base camp della Regione. Tra le tanti gite soft che offre il monte di casa di San Vigilio di Marebbe, il Plan de Corones, consiglia Tofisch di fare una scappata a Pederoa/Wengen. Una stradina forestale, che è poco frequentata, serpeggia verso in alto attraverso un bosco di larice magnifico fresco. I campi variopinti sulla montagna pieno di fiori a Gran Rit risarciscono la scalata ripida prima alla fine della salita. Li, al punto più alto del circuito batte ad un tratto di nuovo il Klischeè dell’Alto Adige/Südtirol: una banchina, vicino una croce di legno, di dietro un fienile con travi di legno, che sono diventati nerissimi dal sole di montagna davanti alle pareti di roccia altissime.La via scompare molto promettente nei prati collinosi – abbastanza stoffa per raccontare le saga moderne per biker. Anche nella zona più bassa dove sono i piccoli villaggi di Pederoa/Wengen il mondo è ancora in ordine. Masi di contadini , cappelle, chiese, campanili imprimono lo senario. Da lontano nel sud tra Sasso Lungo e Sella splende come una Fata Morgana il ghiacciaio eterno della Marmolata.
Un fiato d’aria del ghiacciaio gelido farebbe molto bene durante alcune gite nelle Dolomiti. Assolutamente sarebbe necessario un rinfrescamento durante gli Uphills senza pietà verso il Passo Croce. Dall’inizio si va sul circuito segreto di Tofisch senza pietà al lavoro. Pieni mille metri d’altezza sui primi nove chilometri di corsa – gli ultimi di questi su un paesaggio lunare di ghiaia illuminante bianca. Qui ci aiuta solo uno: Chiudere gli occhi e passare senza fermarsi. Che questa fatica ricompensa lo stesso alla buon fine sul Singltrail vicino alla malga situata in alta quota. Ogni metro sulla via stretta è godimento puro per il biker. Gradini di pietra e serpentine strette cambiano con passaggi pieno di radici e strati di terreno di humus tenero. Qualche volte la ruota anteriore deve svoltare in centimetri esatti agli angoli e dopo qualche volta si va su un nastro chiaro in curve larghe lungo il pendio che invita per l’inserimento di un speed o di qualche salto. Alla buon fine i biker stano praticando il surfing nella ghiaia molle di un bacino di un torrente disseccato. Poi nella conca rocciosa di Braies brillano gli occhi dei biker in color verde turchese come il lago di montagna stesso. “Più che giro su tutto il mondo, più intenso amo i Dolomiti” dice Tofisch ,mentre sta seduto alla riva e si lascia asciugare dal sole. Per capire questo non si deve essere un’ avventuriero.